IN VIAGGIO CON...ANDREA

<<Cosa pensavamo di poter trovare qui? Un'esperienza capace di dare una svolta alla nostra vita, di saldarci insieme in un solo, poderoso, inarrestabile gigante a cinque teste, un Godzilla dei trend di mercato? Diavolo, non ne ho idea; io a questa cazzata dello spirito di squadra non credo affatto.>> 

- Mykle Hansen, Aiuto! Un orso mi sta mangiando! (2008)










Torna la Scuola Librai, e torna con Andrea. Quando recentemente gli ho fatto notare che lo vedrei perfettamente nei panni del protagonista di American Psycho in versione cinematografica non l'ha presa bene. Ma non si è arrabbiato; perché lui, anima gentile, s'inalbera ma non si arrabbia (a meno che non si trovi davanti del cioccolato). Poi, io, intendevo solo visivamente. Arriva da Scienze Politiche, ha portato un po' di Milano a Roma, assieme alla sua ironia. Sceglie un personaggio e un luogo che mai avrei accostato, scatenando quella magia che solo le contraddizioni hanno il potere di fare:
  
Paradossalmente, io che mi professo poco legato ai luoghi, non ho avuto dubbi sul dove portare il mio personaggio: a Lisbonacidade encantadora, bellissima e disperatamente sentimentale che mi è entrata nel cuore all'improvviso, all'alba di un giorno di marzo. Il mio compagno di viaggio, invece, è stato scelto dopo una lunga e combattuta corsa a due, tra due personaggi antipodici come pochi altri. Onore delle armi allo sconfitto, il topo Firmino, sognatore mai rassegnato, ma ad arrampicarsi con me lungo le salite della capitale portoghese sarà l'unico, il solo, l'inimitabile (a lui piacerebbe essere presentato così) Marv Pushkin. Marv è un astro nascente tra i corporation yuppie, devoto a sé stesso, al successo ed agli antidolorifici sintetici, soprattutto dopo (e durante) i concitati eventi che lo vedranno assistere impotente alla masticazione dei suoi piedi da parte di un orso. È il protagonista perfetto per un remake surreale di American Psycho, un irriverente bastardo che sbeffeggia uomini e sentimenti con un'ironia feroce beandosi della propria eccezionalità. E sono proprio il suo sconfinato egocentrismo, il suo cinismo imprenditoriale, il suo disprezzo per il prossimo e la follia che infine lo consuma ciò che voglio portare ad un miradouro, ad ammirare lo spettacolo del sole che si spegne nelle acque del Tago. E mentre ridiamo ad una delle sue caustiche battute, la struggente melancolia di un fado in sottofondo ci avvolge e ci culla, riempiendo i vuoti del nostro cinismo di amore, dolore, speranza, vita.

Grazie, Andrea. 


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