IN VIAGGIO CON...MONIA


XXXV • LE FINESTRE

Chi guarda fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose quante ne vede chi guarda una finestra chiusa. Non c'è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso, più abbagliante di una finestra illuminata da una candela. Ciò che si può vedere alla luce del sole è sempre meno interessante di quello che avviene dietro un vetro. In quel buco nero o luminoso, vive la vita, sogna la vita, soffre la vita.

Al di là delle onde dei tetti, scorgo una donna matura, povera, già invecchiata, sempre curva su qualcosa, che non esce mai. Con il suo viso, il suo vestito, i suoi gesti, con quasi niente, ho costruito la storia, o piuttosto la leggenda, di questa donna, e a volte la racconto a me stesso piangendo.

Se fosse stato un povero vecchio, avrei ricostruito la sua altrettanto facilmente.

Così me ne vado a letto, fiero di aver vissuto e sofferto in qualcuno che non sono io.

Forse mi direte: «Sei proprio sicuro che la leggenda sia quella vera?». Ma che cosa importa la realtà, se la mia leggenda mi ha aiutato a vivere, a sentire che io sono, e ciò che sono?

- Charles Baudelaire, Lo spleen di Parigi (1869)



Ciao lettori! Il 2019 lo inauguriamo così: col vento. Di quelli forti, che ti scompigliano l'anima, che fanno sentire liberi; come la protagonista di oggi, che liberamente ha anche interpretato le mie suggestioni per la rubrica, creandone di nuove, come piace a me.
Monia sceglie il soggetto di una poesia di Baudelaire e lo porta con sè in una terra dalla bellezza leggendaria. E crea lei stessa una poesia, di pensieri e sensazioni. Leggere per credere:

"Abbiamo aperto la finestra, io e la vecchia piena di rughe: avevo deciso che era tempo di viverla, quella vita fino ad allora solo sognata o immaginata, e avevo deciso di farlo con lei.
L'ho presa per mano, e insieme abbiamo oltrepassato quel buco nero in cui lei vive, sogna, e soffre.
Ci siamo ritrovate nel posto che è da nessuna parte, alla fine e all'inizio di tutto: Land's End, la punta estrema della Cornovaglia.
Ci siamo riempite gli occhi di bellezza, per testare che la realtà andava molto oltre ogni immaginazione, per accorgerci che la luce e l'aria del domani raccontavano tanto di più della fotografia su cui per inenarrabile tempo avevamo meditato.
Abbiamo respirato insieme il silenzio delle onde che si infrangevano sotto di noi, e insieme abbiamo ascoltato il vento che rumoreggiava tra le rocce. Eravamo sole, ma con intorno tutto il mondo.
Solo per noi.
"Ora usciamo a vivere", ci eravamo dette.
Ci sarà tutto il tempo per tornare ad immaginarci le nostre esistenze, e quelle degli altri.
Ci sarà sempre una finestra, rischiarata dalla luce di una candela, a farci compagnia nella solitudine.
Ci saranno sempre persone e storie da costruire con il nulla che sappiamo di loro.
Quel giorno, però, all'inizio di settembre, la finestra l'abbiamo spalancata."

Grazie Monia, che ci hai condotto a Baudelaire e hai reso reale l'immagine di una donna, l'hai fatta uscire da un poema, le hai fatto respirare la libertà. Soprattutto, le hai aperto una finestra dentro la quale, altrimenti, sarebbe per sempre rimasta chiusa, oltre le tegole dei tetti di Parigi. E l'hai aperta anche a noi una finestra, o perlomeno ci hai invitati a farlo. Non lo so se esista un augurio migliore per l'anno a venire. 

Hello, there! Our first guest of 2019 is Monia, an Italian bookseller. She chooses a poem by Charles Baudelaire where the poet imagines what an old woman is doing inside her house, by just looking at her shadow, out of a closed window. He thinks about her life and he suffers with her, too. Monia decides to "open" that window and take that old woman with her to the fabulous shores of Cornwall. Her language and the images she creates are highly poetic. She invites us, readers, to open some windows, too. Which actually sounds to me as one of the best wishes to start the year. Happy New, everyone! 





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