IN VIAGGIO CON...MUGHI

"Alessandria finalmente! Alessandria goccia di rugiada. Esplosione di nubi bianche. Sei come un fiore in boccio bagnato da raggi irrorati dall'acqua del cielo. Cuore di ricordi impregnati di miele e di lacrime."

- Nagib Mahfuz,Mīrāmār (1967)




Alessandria d'Egitto a fine anni '80
È mio padre il protagonista di stasera. Io lo auguro a tutti, se possibile, di discorrere per un po' di tempo con un genitore di un suo luogo del cuore, magari davanti a delle foto. Si attraversa il tempo e ci si rincontra. Lui sceglie prima di tutto il romanzo - "Mīrāmār" - dello scrittore premio Nobel, egiziano come lui, Nagib Mahfuz. E lo sceglie perché parla di Alessandria d'Egitto e di una pensione sul mare, dove diversi ospiti incrociano i loro destini. A me ha infinitamente ricordato "Oceano mare",scritto da Baricco quasi trent'anni dopo.
Il luogo scelto, va da sè, è Alessandria e mentre gli chiedo il perché gli ridono gli occhi. L'Alessandria che era, luogo perduto ma terra di sogni e salvezza per qualsiasi ragazzo che cresceva in un Egitto degli anni '60, meta affascinante, viva, traboccante di culture. Tutto succedeva ad Alessandria, che era già cambiata mille volte dalla sua antica nascita. A me basta il nome a risvegliare quell'allure di cui la città ha goduto nella Storia, compresa la decadenza. Il personaggio con cui starebbe ore a parlare è Amer Wagdi, il primo ospite della pensione "Mīrāmār", giornalista in pensione ed ex componente del partito nazionalista liberale. Il romanzo è ambientato nel 1966, Alessandria è ormai in declino, gli ultimi Europei che lì vivevano se ne stanno andando, e ultimi sono anche gli anni della dittatura di Nasser. Mio padre vorrebbe incontrare il giornalista proprio per discutere di questo, degli avvenimenti accaduti sotto il regime, della guerra dei sei giorni, del canale di Suez, di tutte quelle cose che lui stesso ha vissuto (guerra compresa) prima di lasciare l'Egitto per l'Italia.
Parlarne magari su un ponte, come quello della foto.

Me li immagino, lui e il giornalista, sotto il sole, parlare con malinconia della grandezza di un Paese che è andato verso la sua rovina ma che, per chi vi è nato e lo ama, rimarrà per sempre bello. E nella memoria, e nella letteratura, la bellezza è parte integrante di quella melancolia decadente, che è il richiamo verso qualcosa che è stato; che ha il sapore inebriante di un faro, una Biblioteca, di velieri e antichi palazzi, della sabbia del deserto, delle onde del mare. 

My father tonight on the blog. He chooses Alexandria in Egypt as a place to take his character - Amer Wagdi, a retired journalist who decides to spend his last years in a hotel called "Mīrāmār", which is also the title of the book. The hotel is run by a woman he had loved in the past. Here, different guests meet each other and their lives cross in sometimes terrible ways. It is 1966 and they are the last years of Nasser's "dictatorship". My father would like to spend time with the journalist to know more about the recent past of Egypt, included those war years he has lived before coming to Italy. Alexandria is a place that my father, as a young Egyptian during the Sixties, has always loved; with its slow fall from beauty it also represents the perfect city to have that kind of talk.   

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