IN VIAGGIO CON...FABIO

"Magari arrivi che senti la tua solitudine farsi pesante ma è un gioco diverso ed essere soli fa molto più male in mezzo alla gente..."

- Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini (1980)





Ci trasferiamo in India, stasera; più precisamente a Leh, capitale del Ladakh, nell'estremo nord, al confine con Pakistan e Cina. Fabio ci è stato l'estate scorsa e oggi decide di portarci un personaggio particolare - Giusy. Protagonista del racconto "Postoristoro" di Tondelli, Giusy è un trans che si muove tra le strade di una Reggio Emilia di piste, nebbia e locali della seconda metà degli anni Settanta. Ricordiamo che la raccolta di racconti "Altri libertini" di Tondelli, entro cui s'inserisce questo racconto, venne ai tempi sequestrata e messa sotto inchiesta per oscenità, fino al processo all'autore nell'81. Tondelli viene assolto in formula piena e il libro riportato in circolazione.

La parola a Fabio, che porta un po' di Emilia in terre lontane:

"Al World Garden cafe anche i tavolini raffazzonati riconoscerebbero l’incedere strascicato di Giuseppe, se solo avessero orecchie. Stivaletto scamosciato, taglia 46, jeans col risvoltino, maglia di fresco lana, di un ecru che ricorda le civetterie forzate della sua vita passata di tossico e marchettaro. Nella scansione dei passi si avverte ancora l’eco delle notti brave al Posto Ristoro di Reggio Emilia. A Leh lo conoscono tutti come Peppe, o Giuseppe. Lui, quassù, a quota 3.500 metri, nell’austera sentinella del Ladakh, è quell’occidentale eccentrico che per campare fa di tutto un po’. La guida per foresti, l’idraulico, la raccolta delle albicocche e il guardiano di yack. Lui è Giuseppe o,  più semplicemente, l’Italiano.
E’ il 17 di Luglio e il Garden cafe non è ancora affollato dai trekker invasati che invadono il Ladakh nel mese di agosto. C’è spazio ovunque, nel giardino che si affaccia su Changspa Road, anche sotto quella frasca che si inarca sul tavolino come la frangia che gli increspa la fronte. Più in alto, molto più in alto, la frangia cisposa si disperde nello slancio granitico del Palazzo di Leh. Si accende una di quelle terribili sigarette indiane alle quali non ha ancora fatto l’abitudine, dopo cinque anni di esilio come una maria pentita. Qua, dall’unico tabaccaio, si trovano solo sigarette nazionali, in due taglie: per palati light e palati strong. Giuseppe c’ha il palato strong, circa un pacchetto al giorno, e ordina al ragazzo in infradito un tè alla menta. Ci era rimasto proprio male quando un dentista sdentato dello Staffordshire gli disse che se ne doveva andare a Marrakech, se ci teneva tanto al tè con la menta. Propio un brutto male…
Eppure si fa presto a dimenticare, specialmente quando c’hai ben altro sul groppone da scrollarti di dosso. Fu così che riuscì a rinunciare all’alcol senza neppure il conforto del tè alla menta.
Felipa e Francisco furono annunciati dall’aria spavalda di chi ha visto il mondo tutto in tondo e si appresta a raccontartelo con le smorfie e i su e giù con la testa. Sono di Alicante, lui gelatiere, lei corriere, e hanno contattato Giuseppe alla casella info@hikeandbike.
Funziona, quell’indirizzo di posta, soprattutto per via di quel ‘bike’, particolarmente evocativo, a queste latitudini.
Ci credi, Felipa, Ganesh è l’unico emigrato da Dehli in Jammu-Kashmir. Dice che soffre troppo l’umidità della grande capitale e i monsoni dell’Uttar Pradesh” fa Giuseppe nel suo itagnolo, mentre Ganesh accompagna altre tre tazze di tè alla menta con una ciotola di samosa.
Finiti i convenevoli, Giuseppe lascia la solita manata di rupie al cameriere di Dehli e raccoglie le borse. Le Royal Enfield sono parcheggiate all’angolo con Changspa Road. “Make like a gun, goes like a bullet", ed è proprio la Bullet ad attenderli con il suo monocilindrico scoppiettante come una rumba.
La frangia di Giuseppe non si scompone nemmeno sui tornanti che si inerpicano fino all’ultima curva, quella che precede il Khardongla cafe. Dietro l’insegna dal sapore esotico, appiccicata con l’adesivo su un prefabbricato bianco, si nasconde lo spartano caffè dei guinness. Mica il surrogato di Nescafe che ci rifilano al  bancone. Il Khardongla millanta a chiare lettere di essere la caffetteria più eremita che c’è, dall’alto dei suoi 18.380 piedi. Eremita si fa per dire, in ragione degli sciami di Euro 0 a due ruote che smarmittano in processione.
Me encanta” sibila Marja.
Contenta tu” pensa Giuseppe. Il Posto Ristoro non gli manca, o forse sì. Lui sa perfettamente che oltre la cresta del Khardungla è raggomitolata sorniona la Nubrah Valley. Lì il rombo claudicante delle Royal Enfield cederà il passo alle mandibole asincrone dei cammelli sulle dune in alta quota. E sarà proprio lì che il Bibo, l’umanità sfibrata del Posto Ristoro e lo stanco rituale di quel passo carrabile dell’Himalaya sfumeranno nel fumiginoso alitare di un chai bollente. Per Giusy, l’Italiano, non sarà il tè con la menta, ma nemmeno la tiritera sdentata della Molly su quel gran casino di cui non si è mai data pace..."

E grazie a Fabio che, in questo S.Valentino, ci fa immergere in un breve racconto, in uno spaccato di vita che affianca la ruvidezza del rock di provincia alla maestosità della natura orientale. Mix alternativo. Buona rilettura!  

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